Con tutta probabilità ce lo ritroveremo a presiedere la Convenzione per le riforme, una sorta di nuova bicamerale che nascerà con il compito di "riformare" il Paese. Silvio Berlusconi, per chi ancora ne dubitasse, sembra avere un numero imprecisato di vite, verosimilmente più di un gatto. Come scrive oggi Ilvo Diamanti suRepubblica, Berlusconi non fa parte del nuovo governo, ma la sua presenza è così "visibile" da suscitare una domanda: "Diventeremo tutti berlusconiani?"
Il modo in cui il Cavaliere è riuscito a rimontare in sella negli ultimi sei mesi ha dell'inverosimile. Come dicono i sondaggi, oggi il Pdl è di nuovo il primo partito in Italia: "se si votasse adesso - scrive Diamanti - il centrodestra 'rischierebbe' di conquistare la maggioranza in entrambe le Camere, anche con questa legge elettorale".
Ecco un estratto dell'editoriale di Diamanti:
Berlusconi [...] incombe di nuovo sulla politica italiana. Come avviene da vent'anni. Eppure sei mesi fa, appena, tutti davano la sua avventura politica praticamente conclusa. I suoi stessi leader (si fa per dire, perché nel centrodestra il leader è uno solo) l'avevano abbandonato. Invocavano le primarie del centrodestra.
La vera abilità di Berlusconi, secondo Diamanti, consiste nell'essere riuscito a "sopravvivere al berlusconismo" molto meglio dei suoi antagonisti. In questo modo il Cav è riuscito a vincere la partita decisiva del "dopo-elezioni": sfruttando la debolezza intrinseca al centrosinistra. Una debolezza che deriva anche dall'aver fatto dell'anti-berlusconismo un marchio di fabbrica.
"Il Pd - conclude Diamanti - non è mai riuscito ad affermare una propria, specifica, identità. È un partito né né. Né socialdemocratico né popolare. Semmai post. Dove coabitano, senza amore, postcomunisti e postdemocristiani (di sinistra). Un partito im-personale".